venerdì 21 giugno 2013

"PASSEGGIATA NOTTURNA" - RAINER MARIA RILKE


Niente è paragonabile.
Esiste forse cosa
che non sia tutta sola con se stessa e indicibile?

Invano diamo nomi, solo è dato accettare
e accordarci che forse qua un lampo,
là uno sguardo ci abbia sfiorato,
come se proprio in questo
consistesse vivere la nostra vita.

Chi si oppone perde la sua parte di mondo.
E chi troppo comprende
manca l’incontro con l’Eterno.

A volte in notti grandi come questa
siamo quasi fuor di pericolo,
in leggere parti uguali spartiti fra le stelle.
Immensa moltitudine.




1 commento:

  1. Rilke: “[…]i giovani, che sono principianti in tutto, non sanno ancora amare: devono imparare. Con tutto l'essere, con tutte le forze, raccolte intorno al loro cuore solitario, angosciato, che batte verso l'alto, devono imparare ad amare. Ma il tempo dell'apprendere è sempre un tempo lungo, di clausura, e così amare è, per lungo spazio e ampio fino entro il cuore della vita, solitudine, più intensa e approfondita solitudine per colui che ama. Amare anzitutto non vuol dire schiudersi, donare e unirsi con un altro (che sarebbe infatti l'unione di un elemento indistinto, immaturo, non ancora libero?), amare è un'augusta occasione per il singolo di maturare, di diventare in sé qualche cosa, diventare mondo, un mondo per sé in grazia d'un altro […] Essere tutt’uno e donarsi e ogni sorta di comunione non è per loro (che ancora a lungo, a lungo devono risparmiare e radunare), è il compimento, è forse quello per cui oggi intere vite umane ancora non sono sufficienti [...]In questo però i giovani sbagliano così spesso e gravemente: che essi (nella cui natura è non aver pazienza) si gettano l’uno all’altro quando l’amore li assale, si spandono, come sono, in tutta la loro torbidezza, disordine, confusione […] Così ognuno si perde per l’altro e perde l’altro e molti altri, che ancora volevano venire […]”

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