mercoledì 5 giugno 2013

IL POSTO DELLE FRAGOLE" DI IGMAR BERGMAN (scena finale)


2 commenti:

  1. "Se muoio sopravvivimi con tanta forza pura
    che tu risvegli la furia del pallido e del freddo,
    da sud a sud alza i tuoi occhi indelebili,
    da sole a sole suoni la tua bocca di chitarra.
    Non voglio che vacillino il tuo riso nè i tuoi passi,
    non voglio che muoia la mia eredità di gioia,
    non bussare al mio petto, sono assente.
    Vivi nella mia assenza come in una casa.
    E' una casa sì grande l'assenza
    che entrerai in essa attraverso i muri
    e appenderai i quadri nell'aria.
    E' una casa sì trasparente l'assenza
    che senza vita io ti vedrò vivere
    e se soffri, amor mio, morirò nuovamente."
    Pablo Neruda

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  2. CHIEDO SILENZIO
    Ora, lasciatemi tranquillo.
    Ora, abituatevi senza di me.
    Io chiuderò gli occhi
    E voglio solo cinque cose,
    cinque radici preferite.
    Una è l’amore senza fine.
    La seconda è vedere l’autunno.
    Non posso vivere senza che le foglie
    volino e tornino alla terra.
    La terza è il grave inverno,
    la pioggia che ho amato, la carezza
    del fuoco nel freddo silvestre.
    La quarta cosa è l’estate
    rotonda come un’anguria.
    La quinta cosa sono i tuoi occhi.
    Matilde mia, beneamata,
    non voglio dormire senza i tuoi occhi,
    non voglio esistere senza che tu mi guardi:
    io muto la primavera
    perché tu continui a guardarmi.
    Amici, questo è ciò che voglio.
    E’ quasi nulla e quasi tutto.
    Ora se volete andatevene.
    Ho vissuto tanto che un giorno
    dovrete per forza dimenticarmi,
    cancellandomi dalla lavagna:
    il mio cuore è stato interminabile.
    Ma perché chiedo silenzio
    non crediate che io muoia:
    mi accade tutto il contrario:
    accade che sto per vivere.
    Accade che sono e che continuo.
    Non sarà dunque che dentro
    di me cresceran cereali,
    prima i garni che rompono
    la terra per vedere la luce,
    ma la madre terra è oscura:
    e dentro di me sono oscuro:
    sono come un pozzo nelle cui acque
    la notte lascia le sue stelle
    e sola prosegue per i campi.
    E’ che son vissuto tanto
    e che altrettanto voglio vivere.
    Mai mi son sentito sé sonoro,
    mai ho avuto tanti baci.
    Ora, come sempre, è presto.
    La luce vola con le sue api.
    Lasciatemi solo con il giorno.
    Chiedo il permesso di nascere.
    P.Neruda

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