venerdì 31 maggio 2013

Che cosa diranno i vicini? (Charles Bukowski)

 
I miei genitori erano sempre dietro a
 
Chiederlo

Naturalmente non mi importava un fico di
 
Che cosa diranno i vicini
 
Mi facevano pena i vicini

Codardi
che spiavano da dietro le

Tendine
 
L’intero quartiere si spiava

Addosso
 
E negli anni trenta non c’era molto

Da vedere
 
Eccetto me che tornavo a casa ubriaco

A tarda notte
 
“finirai per uccidere tua madre”

diceva mio padre
 
“e inoltre che cosa diranno

i vicini?”
 
quanto a me pensavo di comportarmi

assai bene
 
in un modo o in un altro

riuscivo a ubriacarmi
 
senza avere in tasca

il becco di un quattrino.
 
Un trucco che mi sarebbe tornato
 
Molto comodo

Più avanti

Negli anni.
 
A peggiorare le cose per i miei poveri
 
Genitori

Cominciai a scrivere lettere al direttore
 
Di un giornale a larga tiratura

Che, per lo più,
venivano pubblicate

E sostenevano tutte
 
Cause impopolari.
 
“che cosa diranno i vicini?”

chiedevano i miei

genitori.
 
Ma le lettere producevano risultati
 
Interessanti – messaggi minatori
 
Incluse minacce di morte a mezzo posta.
 
Inoltre mi misero in contatto

Con certa gente stramba
 
Convinta che io credessi a

Tutto quello che scrivevo.
 
Ci furono incontri segreti

In cantine e solai
 
C’erano pistole

Patti

Discorsi.
 
Quelli erano i posti

Dove scroccavo da bere
 
A molte di quelle assemblee
 
Partecipavano i razzisti

Giovanotti tra

i 17 e i 23 anni
 
“non vogliamo che i neri

ci fottano le donne!

Devono morire!”
 
Sfortunatamente

di donne

io non ne fottevo

proprio.
 
Tutti gli incontri iniziavano
 
Con il saluto sull’attenti

Alla bandiera
 
Che io giudicavo

Dannatamente

Infantile
 
Ma la maggior parte di quei giovanotti
 
Venivano da famiglie

Perbene
 
E dopo le assemblee

Io bevevo con loro.
 
Bevevo più che potevo

Mentre blateravano
 
Non ho mai aperto bocca

Ma non sembravano seccati
 
Ricordavano le mie lettere
 
E non sospettavano che

Fossero un trucco.
 
Non ero un essere umano

Decente
 
Ma certo non ero in combutta
 
Con ideologie

O gruppuscoli.
 
Mi ripugnava

L’intera idea della vita

E degli uomini
 
Ma era più facile
 Scroccare Da bere Ai razzisti
Che alle vecchiette Nei bar:
“non credo che tu sia davvero mio figlio” disse mio padre.
“Che cosa diranno i vicini?” disse mia madre.
Poveri dannati patrioti pazzi illusi.
Dopo che mi cacciarono Di casa
Gliela diedi su Alle assemblee
E andai a vivere da me In una catapecchia a Bunker Hill.
E i miei genitori non dovettero Più preoccuparsi
Di cosa avrebbero detto I vicini.

2 commenti:

  1. Charles Bukowski
    Storie di ordinaria follia
    La più bella donna della città.[ Stralci NON casuali…]
    Mezz indiana, Cass uno spirito incastrato in una forma che però non riusciva a contenerlo. I
    . Lo spirito, o alle stelle o giú ai calcagni
    Non c'era via di mezzo per Cass.
    C'era anche chi diceva che era pazza.
    Gli imbecilli lo dicevano. Gli scemi non potevano capirla.
    Cass Si tradiva a sua insaputa. Poi però si ritraeva, ritornava selvatica, d'uno balzo, piena d'incongruità.
    BALZANA.SCHIZOIDE. Una bellissima SCHIZOIDE SPIRITUALE. Forse qualcuno, qualcosa, poi l'avrebbe rovinata per sempre. Io speravo che non toccasse a me.
    . Il suo cervello era, ecco, differente; la sua mentalità non era pratica, ecco quanto.
    ." La sua indole era affine alla pazzia; aveva un temperamento che certi chiamano pazzia.
    "Altroché, se stanca. Tutto stanca, e consuma."

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