Che
cosa diranno i vicini? (Charles Bukowski)
I
miei genitori erano sempre dietro a
Chiederlo
Naturalmente
non mi importava un fico di
Che
cosa diranno i vicini
Mi
facevano pena i vicini
Codardi
che
spiavano da dietro le
Tendine
L’intero
quartiere si spiava
Addosso
E
negli anni trenta non c’era molto
Da
vedere
Eccetto
me che tornavo a casa ubriaco
A
tarda notte
“finirai
per uccidere tua madre”
diceva
mio padre
“e
inoltre che cosa diranno
i
vicini?”
quanto
a me pensavo di comportarmi
assai
bene
in
un modo o in un altro
riuscivo
a ubriacarmi
senza
avere in tasca
il
becco di un quattrino.
Un
trucco che mi sarebbe tornato
Molto
comodo
Più
avanti
Negli
anni.
A
peggiorare le cose per i miei poveri
Genitori
Cominciai
a scrivere lettere al direttore
Di
un giornale a larga tiratura
Che,
per lo più,
venivano
pubblicate
E
sostenevano tutte
Cause
impopolari.
“che
cosa diranno i vicini?”
chiedevano
i miei
genitori.
Ma
le lettere producevano risultati
Interessanti
– messaggi minatori
Incluse
minacce di morte a mezzo posta.
Inoltre
mi misero in contatto
Con
certa gente stramba
Convinta
che io credessi a
Tutto
quello che scrivevo.
Ci
furono incontri segreti
In
cantine e solai
C’erano
pistole
Patti
Discorsi.
Quelli
erano i posti
Dove
scroccavo da bere
A
molte di quelle assemblee
Partecipavano
i razzisti
Giovanotti
tra
i
17 e i 23 anni
“non
vogliamo che i neri
ci
fottano le donne!
Devono
morire!”
Sfortunatamente
di
donne
io
non ne fottevo
proprio.
Tutti
gli incontri iniziavano
Con
il saluto sull’attenti
Alla
bandiera
Che
io giudicavo
Dannatamente
Infantile
Ma
la maggior parte di quei giovanotti
Venivano
da famiglie
Perbene
E
dopo le assemblee
Io
bevevo con loro.
Bevevo
più che potevo
Mentre
blateravano
Non
ho mai aperto bocca
Ma
non sembravano seccati
Ricordavano
le mie lettere
E
non sospettavano che
Fossero
un trucco.
Non
ero un essere umano
Decente
Ma
certo non ero in combutta
Con
ideologie
O
gruppuscoli.
Mi
ripugnava
L’intera
idea della vita
E
degli uomini
Ma
era più facile
Scroccare
Da bere Ai razzisti
Che
alle vecchiette Nei bar:
“non
credo che tu sia davvero mio figlio” disse mio padre.
“Che
cosa diranno i vicini?” disse mia madre.
Poveri
dannati patrioti pazzi illusi.
Dopo
che mi cacciarono Di casa
Gliela
diedi su Alle assemblee
E
andai a vivere da me In una catapecchia a Bunker Hill.
E
i miei genitori non dovettero Più preoccuparsi
Di
cosa avrebbero detto I vicini.
Grande Buk
RispondiEliminaCharles Bukowski
RispondiEliminaStorie di ordinaria follia
La più bella donna della città.[ Stralci NON casuali…]
Mezz indiana, Cass uno spirito incastrato in una forma che però non riusciva a contenerlo. I
. Lo spirito, o alle stelle o giú ai calcagni
Non c'era via di mezzo per Cass.
C'era anche chi diceva che era pazza.
Gli imbecilli lo dicevano. Gli scemi non potevano capirla.
Cass Si tradiva a sua insaputa. Poi però si ritraeva, ritornava selvatica, d'uno balzo, piena d'incongruità.
BALZANA.SCHIZOIDE. Una bellissima SCHIZOIDE SPIRITUALE. Forse qualcuno, qualcosa, poi l'avrebbe rovinata per sempre. Io speravo che non toccasse a me.
. Il suo cervello era, ecco, differente; la sua mentalità non era pratica, ecco quanto.
." La sua indole era affine alla pazzia; aveva un temperamento che certi chiamano pazzia.
"Altroché, se stanca. Tutto stanca, e consuma."